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[0] Delle provisioni che il Gran Can fa in tutte le provincie in tempo di carestia o mortalità d’animali. Cap. 21.

[1] Il Gran Can manda sempre ogni anno suoi nuntii et proveditori per vedere se le sue genti hanno danno delle loro biade per difetto di tempo, cioè per cagione di tempesta o di molte pioggie et venti, o per cavallette, vermi o altre pestilentie. [2] Et se in alcuno luogo vi troveranno esser tal danno, il signore non fa scoder da quelle genti il solito tributo quell’anno, anzi le fa dare tanta biada d’i suoi granai quanto lor bisogna per mangiare et per seminare, conciosiacosaché, nei tempi della grande abondanza, il Gran Can fa comprare grandissima quantità di biade della sorte che loro adoperano, et le fa salvare nei granari che sono deputati in ciascuna provincia, et con gran diligentia le fa governar, che per tre et quattro anni non si guastano. [3] Et sempre vuole che li detti granari siano pieni, per proveder nei tempi di carestia; et quando in detti tempi egli fa vendere le sue biade a dinari, riceve di quattro misure da quelli che le comprano quanto se ne riceve di una misura dagl’altri che ne vendono. [4] Similmente fa proveder di bestie, che in qualche provincia per mortalità fossero perse, et gli fa dare delle sue, che egli ha per decima dell’altre provincie. [5] Et tutto il suo pensiero et intento principal è di giovar alle genti che sono sotto di lui, che possino viver, lavorare et moltiplicare i loro beni. [6] Ma vogliamo dire un’altra proprietà del Gran Can, che se per caso fortuito la saetta ferisse alcun greggie di pecore o montoni o altri animali di qualunque sorte, che fosse d’uno o piú persone, et sia il greggie quanto si voglia grande, il Gran Can non torrebbe per tre anni la decima. [7] Et parimente, se egli avviene che la saetta ferisca qualche nave piena di mercantie, lui non vuole alcuna rendita o portione da quella, perché reputa cattivo augurio quando la saetta percuote nei beni di alcuno; et dice il Gran Can: «Dio haveva in odio colui, però l’ha percosso di saetta», onde non vuole che tali beni da ira divina percossi entrino nel suo thesoro.